Svolta “epocale” nel centrodestra, si dice. Quando gli aggettivi tracimano mi insospettisco, mi ritiro, non gioco. La rivoluzione francese è nata da tre sostantivi.
Poi guardo e ascolto Vendola, la Cancellieri. E penso che, anche senza rivoluzioni, qualcosa forse cambierà veramente quando le persone, anzi le personalità, i titolari di una funzione pubblica, di un potere politico o economico, si assomiglieranno un po’ di più.
Quando l’immagine di un “prefetto di ferro” diventato ministro tutto di un pezzo, non sarà così lontana dalla sua “sostanza”, dai suoi comportamenti effettivi. Quelli che tentano di giustificare con gli affetti la contiguità con amici pregiudicati per reati finanziari pagati da migliaia di cittadini.
Quando il paladino di quel che resta degli ideali della sinistra, la persona Nichi Vendola, sarà almeno un po’ più simile alla personalità Nichi Vendola e non sghignazzerà al telefono con il potente emissario di un colosso industriale che strappa il microfono di mano a un cronista che chiede conto dei morti provocati dal colosso industriale medesimo.
Forse il successo ventennale di Silvio Berlusconi presso una fetta consistente di italiani (tenuti insieme da un collante culturale-antropologico piuttosto che politico) si deve anche a questo: lui assomiglia a se stesso, da sempre.